Salvatore Longo: “Andate in campo sempre con la testa da professionisti ma con il cuore da dilettanti”

Durante la seconda riunione tecnica del mese di Marzo abbiamo avuto il piacere di avere come ospite d’eccezione Salvatore Longo, assistente della Sezione di Paola in forza alla CAN.

Salvatore avvia la riunione attraverso un excursus temporale dal suo esordio arbitrale, all’età di 17 anni, passando per i passaggi ai diversi comitati nazionali fino ad approdare alla massima serie l’11 Febbraio 2013 allo stadio Olimpico di Roma, in un avvincente Lazio-Bari. L’importanza di questo esordio in serie A è importante tanto per se stesso ma altrettanto, se non di più, per l’accompagnatore di una vita da arbitro: suo padre.

Prima di addentrarsi nella parte prettamente tecnica della riunione, Salvatore ha voluto condividere con noi quali fossero i valori aggiunti che fanno grande ogni arbitro:
 
• La Sezione
• Il Polo d’allenamento
• La Famiglia

Come in ogni buona addizione, l’ordine dei valori non cambia il risultato finale ed è pertanto che non esiste una vera e propria gerarchia dei valori ma bensì un continuo intrecciarsi e completarsi l’un l’altro che, se ben dosati, posso permetterci di accrescere il nostro profilo umano prima ancora che arbitrale.

Nella sezione infatti troviamo una seconda famiglia, fatta di amici e colleghi con il quali ci si può confrontare non solo di episodi ed avvenimenti prettamente da terreno di gioco, ma anche avvicendamenti e relazioni con altri colleghi di sezioni diverse incontrati in giro per l’Italia.

Il polo d’allenamento è il luogo sia dove ci si misura atleticamente ma anche dove ci si incontra per raccontarsi gli avvicendamenti della domenica appena trascorsa e le emozioni per la gara per la quale si è designati per quella successiva.

Tutto ciò è possibile solo se il nucleo familiare al quale facciamo parte è disposto a condividere con noi le gioie dei momenti positivi, supportarci durante quelli più critici ed accettare i nostri sacrifici personali che facciamo tutti i giorni.

Salvatore si è poi soffermato su una bestia nera di ogni arbitro: l’errore.
 
Esso, per poterlo affrontare al meglio, occorre innanzitutto:
 
1. Riconoscerlo
2. Accettarlo
3. Trarne un’opportunità di miglioramento
 
L’esperienza di ogni arbitro è nient’altro che la somma di tanti errori commessi e identificati come tali.
 
Uno dei modi per poter ridurre gli errori è limitando l’effetto sorpresa. Durante una gara abbiamo molteplici variabili da dover controllare, più siamo bravi a limitarle numericamente meno sarà ingente l’effetto sorpresa.
 
Alcune delle cause dell’effetto sorpresa sono:
• Casistica: non sapere il regolamento
• Preparazione della gara: atletica e non solo
• Non aver analizzato casi simili: si cresce per confronto
 
 
Dopo aver gettato le basi, la seconda parte della riunione infatti si è sviluppata nella disamina di alcuni video inerenti alcuni errori ed altri su decisioni pregevoli, analizzati non tanto per la natura degli stessi ma per le condizioni al contorno che hanno portato a prendere una determinata decisione.

Navigando tra diversi video inerenti la concentrazione piuttosto che la collaborazione, Salvatore ci ha spiegato come lui aveva vissuto in prima persona quell’episodio e cosa lo aveva portato a prendere una decisione corretta piuttosto che una meno.

Una delle tecniche utilizzate pet limitare l’effetto sorpresa in occasione di episodi molto complessa è innanzitutto identificare le priorità su una valutazione: ad esempio è importante sapersi chiedere e decidere se porre maggiore focus su un possibile fallo di mano sulla linea laterale piuttosto che un fuorigioco da cui può scaturire un goal.

Alla fine della disamina dei voti la riunione tecnica si è prolungata attraverso le diverse domande e risposte dovute soprattutto alle curiosità della vita arbitrale nazionale ai tempi del VAR.

Salvatore ha chiuso la riunione invitandoci ad andare in campo sempre con la testa da professionisti ma con il cuore da dilettanti.

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